"Chollansia"
Senza ombra di dubbio, l’ansia è uno fra i disturbi più
comuni, se non il più diffuso, quindi parlerò molto di questo argomento nel
blog.
La paura è una delle cinque emozioni di base assieme a
gioia, tristezza, rabbia e disgusto/fastidio.
Non ci sorprendiamo che la vita sia una valle di lacrime se
solo un’emozione fra cinque è positiva, vero? Che cosa vorrà dirci l’Universo Creatore
con questa interessante manciata di emozioni negative? Vuole comunicarci che per essere vivi, s’ha da soffrire.
E la cosa, non dobbiamo prenderla a male.
Scombussolamenti, mal di pancia, nervi tesi e farfalle nello
stomaco sono condizioni emotive che ci fanno sentire vivi, non dobbiamo averne
paura, ma dobbiamo gestirle, perché gliela vogliamo far vedere all’Universo che
ce ne basta anche solo una di emozione positiva per stare bene? Ecco.
L’ansia è un’evoluzione della paura, direi quasi una sua
perversione, e attanaglia l’esistenza di tantissime persone. Il carburante
dell’ansia sono i nostri pensieri e le nostre rimuginazioni, quindi, evitando
di far benzina, il serbatoio dell’ansia va a secco, e noi staremmo molto
meglio.
Di come fare a tirare dritto di fronte ad ogni inutile
stazione di servizio, ve ne scriverò prossimamente.
La paura, da un punto di vista fisico, è la reazione che abbiamo
quando siamo esposti ad una minaccia, ad un pericolo o a qualcosa che mini la
nostra integrità fisica.
Siamo in montagna a trotterellare allegramente fra valli e
pendii, con il sole in fronte, il sottofondo musicale di Tutti Insieme Appassionatamente, il profumo della natura ci
delizia, l’aria fresca ci scompiglia la chioma (chi non ha i capelli, s’immagini
l’aria fresca fra le sopracciglia. Chi non ha nemmeno le sopracciglia, gli
consiglio di prenotare un appuntamento al Brow-Bar di Sephora per una
consulenza), quando un orso fa la sua comparsa nel bel mezzo del nostro
cammino.
Il cervello in una frazione di secondo, valuta le nostre
possibilità di sopravvivenza e sceglie una reazione, dicendoci:
- Lascia perdere! Ti metti a fare boxe con un orso? Proprio tu che hai la forma fisica di un invertebrato monocellulare (con tutti il rispetto per i monocellulari, che magari nel loro piccolo si danno un gran daffare)? Diamo una bella mossa all’intestino (da qui, il termine “strizza” per indicare il mal di pancia con conseguente urgenza di liberarsi il colon quando siamo agitati), ti rendiamo bello leggero leggero, di modo che tu possa schizzare via come una gazzella africana nella savana. Pompiamo sangue alle gambe, adrenalina a mille e… corri Forrest, corri. Metti in salvo. Non ci pensare neanche a combattere. Questa è la classica reazione di fuga.
- Oh, parbleu! Siamo messi malissimo. Non c’è alcuna via di uscita. Non puoi combattere né scappare. Se ti faccio correre poi, ci lasci le penne, perché non ti alleni dall’82 quando hai fatto il giro del salotto per festeggiare la vittoria ai mondiali. C’è il rischio che pure l’orso si faccia una risata prima di iniziare a rincorrerti perché tanto sembri un video registrato con lo slo-mo. Quindi, ti rendo le gambe molli, ti faccio cadere a terra come un sacco di patate, ti irrigidisco come l’insetto stecco, ti fingo morto come certi uomini che accompagnano controvoglia le compagne a fare shopping. Chissà che l’orso nemmeno ti noti e trovi la situazione parecchio patetica di suo e si vada a pescare una trota iridea salmonata (che solo il nome la rende sicuramente più simpatica da cacciare). La reazione di freezing/congelamento.
- Vai, campione! Tu che hai lo stesso coraggio che ci vuole a mettersi a dieta prima delle feste natalizie, tu che il primo giorno di saldi sgomiti fra i pazzi isterici e ti accaparri l’agognato oggetto del desiderio a 99 centesimi in meno del prezzo (maggiorato) di listino, tu che hai due bicipiti d’acciaio e un nervo così resistente che si potrebbe usare come filo per il decespugliatore: puoi affrontare il bestione e tirargli un destro. Per cui, adrenalina a mille, dopamina come se piovesse, pupille reattive, muscoli tonici e guizzanti, volto paonazzo stile “devo aspettare due anni per vedere la nuova stagione de Il Trono Di Spade?” e sei pronto al combattimento. Daje tutta. La reazione di attacco.
Fin qui tutto ok, la paura ci serve. Ci salva il derriere,
per essere brutalmente chiari; perché fermarsi a parlare con l’orso e invitarlo
a bere un the, non sarebbe la reazione più appropriata.
L’ansia è quando ti ritrovi nella scena bucolica di cui
sopra, ma il fatto che potresti incontrare un orso è solo un evento immaginato,
possibile, nella tua testa.
Il tuo cervello, che non distingue la differenza fra orso reale o orso immaginato perché crede a cosa gli dice la mente pensante, spara in
circolo, a seconda di cosa convenga, un sacco di sostanze e neurotrasmettitori
che ti predispongono a una delle tre reazioni di cui ho parlato.
Ti vergogneresti a metterti a correre come un pazzo per la
valle (immaginati poi in un contesto più urbano), non potresti metterti a
combattere l’aria, sembreresti uno che fa thai-chi molto, molto incazzato; per
cui vai in tilt.
La reazione di panico si può riassumere con: oddio, sto per morire.
Solo che ti dimentichi che non stai morendo davvero, ma è la
tua mente che lo crede in risposta alla reazione di paura scatenata dal tuo
cervello per colpa di un pensiero.
Tu pensi davvero che stai morendo, o avendo un infarto, e vai
in brodo di giuggiole (chissà che sapore hanno le giuggiole, è da quando sono piccola
che non le assaggio).
La mente dice: potresti incontrare un orso che ti farà a
brandelli le terga.
Il cervello risponde: un orso? Dove? Allarme!!! Ai posti di
combattimento!
La mente ribatte: senti che agitazione, c’è davvero un orso
che mi ridurrà a patè allora! Mi sento morire e non ho ancora fatto testamento!
Vivi attanagliato dalla paura convinto che si tratti di cose
reali, quando in realtà non c’è nessun orso e magari tu lo sai, ma te la fai
sotto uguale.
Insomma, pensi ad una possibile realtà futura prossima alla
realizzazione, che però ti fa vivere molto male il presente e il bello è che
fai tutto da solo.
Ti senti molto furbo adesso, vero? Sei in ottima compagnia.
Quando incontri un orso in montagna,in ufficio o intorno alla tua casa scappare è la cosa piu sbagliata che puoi fare, devi convincerti che sicuramente non ti attacchera' ,ignoralo e lui proseguira' per la sua strada
RispondiEliminaGià
RispondiEliminaSaper essere razionali sempre, sembra cosa da poco, ma chi convive con l'ansia, sa bene che non e sempre facile.
RispondiEliminaBisogna ricordarsi sempre che non é una cosa seria, non e un orso, ma un coniglietto dolcissimo.
Gli orsi immaginari sono terribili.
RispondiEliminaNemmeno offrendo il cestino della merenda si fermano.
Rimpiango Bubu