La felicità è vera solo se condivisa?
Vi siete mai resi conto di quanto si condividano istantanee
della propria vita con una leggerezza devastante?
Non mi riferisco alla questione della privacy, della
riservatezza o del buonsenso, parlo proprio del fatto che ci preoccupiamo di
condividere prima ancora di vivere.
In sostanza: noi esistiamo solo se gli altri lo sanno.
Siamo costantemente alla ricerca di pollici alzati, viviamo dominati
dal bisogno di approvazione e di conferma del nostro valore, della nostra
avvenenza, dei nostri gusti o delle nostre scelte.
Il problema del condividere ogni istantanea della propria
vita attraverso i social come Facebook o Instagram, non sta tanto nell’aspetto
narcisistico o superficiale dell’atto, quanto nel fatto che condividiamo con gli altri
un momento molto prima che esso ci dia sufficiente carica emotiva da imprimerlo
nella mente e quindi, di conseguenza, ricordarlo in seguito.
L’amigdala, che è la zona deputata all’elaborazione delle
emozioni, non ha nemmeno un lieve sussulto o un qualsivoglia fremito di interesse; in quel momento ha appeso il
cartello “torno subito” ed è andata a giocare a carte con il cervelletto, che,
si sa, è uno precisino, ma piccoletto.
Condividiamo scatti, momenti, immagini per crearne un
ricordo indelebile sui social o sulla memoria del cellulare molto prima di
farlo nella nostra mente perché registriamo l’attimo con supporti esterni (la
fotocamera del cellulare) e non interni.
Difficilmente poi andremo a riguardare con piacere quel tipo
di immagini, proprio perché non ci comunicano nulla; non ci ricordano
sensazioni particolari, proprio perché quelle sensazioni non ci sono mai state.
Neruda, in una delle sue bellissime poesie, paragonava i
vari elementi presenti nella stanza in cui si trovava come piccole navi che lo
riconducevano alle isole dei suoi ricordi (nel suo caso, le isole erano
rappresentate dalla sua amata).
Proviamo a fotografare con gli occhi, con il cuore, con le
papille gustative, mettiamo da parte il cellulare e notiamo la differenza. Non
guardate la vita mediata da uno schermo!
Se non ci diamo il tempo di assaporare appieno quell’attimo,
come potrebbe diventare qualcosa per cui vale la pena registrarne una traccia?
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