Punti che fanno da spunto

Perché ci prendiamo cura della nostra salute fisica e non consideriamo quella mentale?

Perché possiamo accettare di avere una postura errata che va corretta attraverso la fisioterapia oppure di avere un peso non sano (in difetto o in eccesso) o anche di avere la gastrite o un calo delle difese immunitarie, ma non di avere meccanismi mentali, modi di vedere le cose o di amare che non funzionano?

Nel caso di una malattia o problema di salute non sentiamo di esserne direttamente responsabili, mentre se si tratta di funzionamento mentale, ci vergogniamo, ci sentiamo in colpa o semplicemente pensiamo che non si possa stare meglio perché siamo fatti così, una condizione immutabile.

La malattia fisica si può curare ed è concesso il chiedere aiuto, ma il nostro modo di sentire, interpretare e reagire alle cose della vita deve andare bene da sé. Sennò siamo deboli, fragili, pazzi.


Ci sono dei campanelli d’allarme che possono farci pensare di aver bisogno di aiuto?

Di seguito, indicherò qualche punto che può aiutare a fare un po’ di chiarezza e fare da spunto di riflessione. 

Il punto che fa da spunto



Aggiustare gli altri, mettere i propri bisogni e necessità in fondo alla lista


Essere la spalla, la figura onnipresente, saggia e disponibile a tutte le ore per aiutare, ascoltare e supportare.. qualcun altro. 

Essere sempre disponibili a prendersi cura degli altri può essere un modo inconscio di prendersi cura di se stessi dando agli altri quello che si vorrebbe ricevere o si avrebbe voluto ricevere in passato.

Siccome ne avrei bisogno io, allora lo dono agli altri, in una sorta di autoinganno che mi fa sentire appagato, ma in realtà, alla fine della fiera, mi fa sentire più svuotato di prima, soprattutto se il prendersi cura non è reciproco o non vi è sufficiente riconoscimento (da parte degli altri) dello sforzo fatto e della disponibilità offerta.

Gli psicologi, che aggiustano di professione (o quanto meno ci provano) sanno bene che ognuno si salva da solo e loro possono solo accompagnare il paziente (spiegandogli come fare), guidarlo e sostenerlo in questo percorso. Ma è chi è nei casini che deve fare la fatica. 

Rientra in questo punto anche avere l’abitudine di lavorare fino a tardi, curare la casa, la famiglia, dedicarsi anche al volontariato quando non si ha l’energia per farlo, trascurando se stessi.

Tu davvero sei importante solo in relazione a qualcun altro, solo nell’atto di dare? 

Ciò che è di valore in te è solo la tua utilità per il prossimo? 

Tu puoi essere amato per quello che sei, non solo per quello che fai. 

È un equilibrio fra le due cose. 



Piacere agli altri a tutti i costi


“Non si può piacere a tutti”…“Strano però”, aggiungerebbe un mio amico.

È una grande verità, più che altro pratica. 

Se miri a piacere a tutti significa necessariamente che non puoi avere una personalità definita e unica, ma devi cambiare tutto di te in base a chi hai di fronte.

Oltre a essere una fatica immane, questo obiettivo presuppone che tu debba in pochi secondi intuire i gusti e le preferenze di chi hai davanti e cambiare come un camaleonte i tuoi colori, di volta in volta.

Questo può andare bene se devi vendere qualcosa a quella persona o se hai un obiettivo utilitaristico e poco nobile, ma se quello che vuoi avere è una relazione vera, onesta e reale, se vuoi quindi sentirti davvero amato/a e accettato/a, perché mai dovresti fingere? Finiresti per creare delle versioni di te neanche tanto riuscite, che in qualche forma possono di certo ottenere approvazione, ma non sarebbero oneste

La gente amerebbe il personaggio, non l’attore che lo impersona.

Ti assicuro che anche se ottenessi ammirazione e molte attenzioni in questo modo così artefatto, alla fine, questa cosa non porterebbe vero nutrimento alla tua anima. Ti sentiresti un/a impostore/a e la persona così amata dal tuo pubblico finirebbe per essere lasciata a fine serata nel cesto della biancheria assieme ai vestiti da lavare, perché tanto quando torni a casa, solo/a, davanti allo specchio ci sei solo tu

Se invece poi dovessi ritrovarti con più di una persona davanti? Che faresti? Ti bloccheresti perché le informazioni da processare sarebbero troppe e magari in netto contrasto fra loro, esattamente come i gusti di chi hai di fronte.

Pur di non scontentare nessuno, staresti zitto/a e cosi finiresti per non piacere a nessuno. O magari solo ai fan del gioco delle belle statuine o a chi sta cercando un soprammobile da esporre.



Bisogno di conferme dall’esterno 


Chi sono? Valgo? Sono amabile? Vado bene? Penso in modo corretto? 

Dimmelo tu che io non lo so. 

Mi conosco da una vita, ma mica lo so io chi sono, quindi ti consegno il potere di definirmi, pure se sei un estraneo, pure se sei squilibrato o narcisista o non te ne frega niente di darmi un’opinione sincera, dimmi chi sono così io poi ci credo. E se sono abbastanza fortunato, lo divento.



Vivere in costante allarme o con la sensazione che stia per succedere qualcosa di brutto


Pessimismo cosmico, ansia, sensazione di allerta costante e trotterellante angoscia che dura tutta la giornata… Anche se oggettivamente non succede nulla di grave, anche se non hai giorni molto pieni davanti o prove impegnative da superare… ti senti così anche per una semplice cena fra amici o per parlare con un commesso o un cameriere…

Il bisogno di controllare il disastro che verrà ti atterrisce. Solo che il più delle volte avviene solo nella tua testa e l’averci pensato troppo e troppo a lungo non ti ha nemmeno portato grandi idee su soluzioni possibili. Ti ha portato solo ad avere ancora più ansia.



Paura dell’abbandono


Prima o poi tutti se ne vanno. Anche tu mi lascerai. Non mi fido di te.

Così mi ossessiono, non faccio che pensare alla nostra relazione e per gestire questa angoscia ti metto alla prova, ti controllo, ti richiedo costantemente prove d’amore, di presenza e di fedeltà per confermare che ci tieni e per rassicurarmi, per calmare la mia angoscia che viene da lontano.

E se tu vacilli, se ti stanchi per questo mio essere pesante e dipendente, io confermerò la mia paura iniziale (che ricordo, è indipendente da te e deriva dalle mie esperienze passate, ma che tu pagherai a caro prezzo) e finalmente potrò lasciarmi andare al dolore. 

Cosa che comunque volevo fare già dall’inizio perché trovavo comunque incredibile che qualcuno potesse amarmi. Insomma mi creo una profezia di abbandono che poi rendo reale nei fatti per i miei tentativi di scongiurarla.



Bisogno costante di migliorarsi


Non vado bene. 

Sono introverso e timido, devo impegnarmi per essere estroverso e chiacchierone. 

Devo essere diverso da come sono per essere amato.

È colpa mia e solo mia se non raggiungo determinati risultati, che siano lavorativi, di studio o sociali. 

Rientra in questo punto anche chi modifica il proprio corpo con la chirurgia alla costante ricerca della perfezione. Una perfezione che non esiste perché può esserci, semmai, solo teoricamente. Ma tu non sei teoria! Tu sei pratica! Ovvero carne e ossa, lacrime e sangue, peli, pori e pieghe del corpo. Sai qual è il bello? Che siamo tutti così, anche quelli che non lo sembrano.



Tollerare comportamenti abusanti 


Non deve essere normale soffrire nelle relazioni, che siano di amicizia o amorose. E anche, purtroppo, in quelle familiari. Non si deve accettare violenza fisica o psicologica nemmeno da chi ci ha messo al mondo, e,  anche se da mamma o papà, dobbiamo allontanarci per proteggerci.

Il rispetto deve esserci sempre. Se tu mi fai soffrire, che sia volontariamente o involontariamente, che tu continui a scusarti e a promettermi di cambiare, che tu lo faccia senza accorgertene perché hai avuto un passato difficile e hai sofferto, per me non fa differenza, non deve farla.

Sennò giustifico il mio dolore perché “non è colpa tua”, tollero le cicatrici che mi lasci perché in fondo non volevi. E finisco per mettere me stesso/a da parte. 

Se lui/lei non vuole, non sa o non riesce ad amarti in un modo che ti rende felice, per te non deve fare differenza. 

Non sei un’associazione di volontariato, né titolare di un progetto sociale. 



Avere legami affettivi difficili


In questa categoria rientra sia la difficoltà a stabilire relazioni di amicizia o sentimentali, ma anche la tendenza a legarsi a qualcuno troppo presto, a istaurare fin da subito una relazione totalizzante e intensa anche senza conoscere poi molto l’altra persona. 

Le persone empatiche, che sentono e vivono le emozioni altrui quasi come fossero le loro, le persone che si preoccupano di capire ed aiutare il prossimo sono i partner perfetti per i narcisisti, per esempio.

Generalmente, relazioni di questo tipo partono velocemente e intensamente, per poi arrivare a minare l’autostima del partner empatico, fino a farlo dubitare di quello che prova, pensa o sente in quanto gli sembra impossibile che una relazione partita così intensamente possa essersi rovinata così senza addossarsi la colpa.

Se sei una persona che tende alla coerenza, che vuole capire il perché delle cose e delle persone e i comportamenti incoerenti, illogici e ambivalenti dell’altro ti mandano fuori di testa, può succedere che resti troppo a lungo in relazioni insoddisfacenti. 

Ti ritrovi a perdere tempo in interminabili spiegazioni su come ti senti, su come ti fa stare lui/lei, su cosa dovrebbe fare per aiutarti e capirti, ma poi non cambia mai nulla? Allora probabilmente devi lavorare su di te.




Non ho assolutamente esaurito i punti che fanno da spunto sull’argomento, ce ne sarebbero ancora molti, potrebbe essere un buon esercizio, trovare i tuoi.


Tutti in parte minore o maggiore possiamo riconoscerci in quello che ho scritto, ma se vedi che sono elementi fondanti la tua personalità o ti rendi conto che sono estremizzati (lo fai sempre e in maniera intensa e totalizzante), allora forse possono costituire un problema da affrontare in psicoterapia.


Ritrovarsi in queste parole non significa necessariamente che tu sia una persona che ha un disturbo mentale, significa che devi stare attento/a ad alcuni meccanismi di cui potresti non essere consapevole che possono minare la tua serenità, la tua piena realizzazione e il tuo successo.

Essere consapevole dei tuoi punti di debolezza, delle ferite che fanno parte del tuo passato o della tendenza a ritrovarti sempre in situazioni simili di disagio, è un primo passo per iniziare ad affrontare le difficoltà e a gestirle meglio. E la buona notizia è che non devi farlo da solo/a, perché c’è chi ha studiato una vita proprio per aiutarti.





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