Spaiati come i calzini

La solitudine è una delle paure più grandi dell’essere umano. 

Essere soli, soffrire da soli, morire da soli. 

Fa paura.

Ma non parlo soltanto di non essere in compagnia o di non avere un partner, parlo del sentirsi soli, soli come un gambo di sedano.

D’altronde, anche la particella di sodio dell’acqua Lete era preoccupata di essere da sola in tutta la bottiglia (avete presente la pubblicità in cui lei gridava: “C’è nessuuuuno?”).

Anche chi ha cercato la solitudine fino alla morte, il viaggiatore Christopher McCandless (vi ricordate Into the Wild?), alla fine scrive: la felicità e vera solo se condivisa.

Pure Laura Pausini ne ha fatto un successo: la solitudine fra noi, questo silenzio dentro me e l’inquietudine di vivere… 


Vi piace questa giustapposizione di citazioni?! 

Cultura a livelli altissimi, lo so (n.d.r).


Essere soli e sentirsi soli sono due aspetti che possono anche non andare a braccetto. 

Si può sentirsi soli anche alla cena sociale sotto il capannone della sagra di paese con tutte le persone che conosci dall’asilo assieme al gruppo pensionati che va a Levico in estate in vacanza. 

Essere soli può essere uno state of mind, in cui ti senti fuori luogo in mezzo a un sacco di gente perché nessuno ti somiglia fino in fondo (vedi Sting, inglese, che si sente un alieno fra gli americani a New York).


Sta cosa delle citazioni a caso deve finire (n.d.r).


Imparare a stare bene da soli è una capacità essenziale per chiunque. 

Ed è una delle cose che mi si richiede di imparare più spesso in psicoterapia.

Stare bene da soli non significa non voler stare con gli altri, ma riuscire a sentirsi in equilibrio e in pace anche senza interazioni sociali per un po’, senza avere una relazione o una compagnia.

Qui gli introversi, gli aspiranti eremiti, i delusi e disillusi dai rapporti umani, hanno gioco facile, ma non è detto che il gradire la solitudine sia garanzia dello stare bene con se stessi. 

A volte si scappa dalla gente per legittima difesa!

Lo so, vi capisco piccoli branchi da un lupo solo!


Perché fa paura la solitudine? 

Perché solitamente quando non si sta in compagnia di qualcun altro, si sta in silenzio. 

E col silenzio si sentono con più chiarezza le vocine dentro la nostra testa che ci dicono cose diverse in base a ciò che costituisce il nostro problema: un senso di inferiorità, l’idea di non essere mai abbastanza, il senso di colpa, l’impellente richiamo di dover essere perfetti, una nostalgia per ciò che non è o non sarà più. 

Quando si è soli, e si deve starci per un po’, è più difficile scappare da se stessi o da parti di sé che non accettiamo o non ascoltiamo molto spesso. 

Siamo meno distratti da mille altre cose che confondono, mitigano e seppelliscono.

Quindi dobbiamo fare i conti con noi stessi, e a volte è proprio dura.

Insomma stare da soli è brutto perché il silenzio fa sentire forti e chiare le nostre insicurezze e le nostre paure. 

Ma non ci sono scorciatoie. 

Ci tocca.


Essere soli non è una punizione, come essere in coppia non è un premio. 

Si dice che si può trovare l’amore solo quando si ha imparato a stare soli e non si cerca nulla di che, così l’universo ti ricompensa con la felicità. 

Come se davvero la felicità si possa trovare solo dallo stare con qualcun altro!


Imparare a stare bene con se stessi non significa che prima devi fare penitenza e poi magicamente l’universo ti benedice con l’anima gemella con cui giocare in doppio tutta la vita. 

Significa che se sei in pace con te stesso, non in perenne guerra interiore, diventi una persona migliore e piacevole, attiri sicuramente persone a cui piace la tua luce, non cerchi esemplari dell’altro sesso che possano, a seconda dei casi, curarti, prendersi cura di te, ferirti, soddisfarti, coccolarti, sculacciarti o farti sentire miserrimo, perché ci pensi già da solo e ci riesci benissimo, ma stare con l’altro ha la funzione di mettere la ciliegina sulla torta, ma la torta sei tu (chi può darti di più?).


Uno degli errori più grandi che le persone fanno nell’amore è pensare che l’esperienza massima che puoi fare dell’amore sia l’amore romantico. Svalutano l’amore di una madre per il figlio, di amici, di fratelli e sorelle, l’amore dei figli per i loro genitori, e non ultimo l’amore per se stessi. 

Che non è quello di Narciso, ma è più quello di Whitney Houston in The Greatest Love of All.

Ci sono così tante opportunità nella vita di dare e ricevere amore.


Chiudete gli occhi e fate un bel respiro lento, ma non troppo profondo sennò vi gira la testa, e immaginate voi stessi da piccoli, richiamate alla mente una foto di voi che vi sta particolarmente a cuore se fate fatica a visualizzarvi. 

Non vi fate tenerezza? 

Eccovi lì, con quei vestitini, quei piedini, quegli occhiettini…

Ora pensate di prendervi cura di quel bambino. 

Coccolatelo, divertitelo e fatelo sentire speciale. 

Non è difficile pensare di prendersi cura di un bambino, vero? 

Sono esserini semplici, a volte basta davvero poco.

Questo è quello che dovete fare con voi stessi quando siete da soli. 

Basta ascoltare. 

Saprete cosa fare.


Commenti

  1. Condivido in pieno questa originale riflessione sulla solitudine. Trovo sia una delle fragilità umane più diffuse di questi tempi e trovo che parlarne apertamente, frequentemente anche in questa modalità sia utile, prezioso, efficace!

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