Anatomia di un tradimento mancato

C’è stato un momento, a metà fra il passato e il presente, in cui stavo per aprire una finestra e guardare fuori

Fuori da quello che siamo, da quello che sono, dai luoghi che abito.


Perché in un momento imprecisato nello spazio-tempo fra mi sono innamorata di te e le aspettative disattese ho pensato di voler provare qualcosa di diverso, di fresco. 

O forse volevo provare un nuovo inizio, rivivere con qualcun altro il principio, quella parte dove ogni cosa è una prima volta.

Quella sensazione di svelare te stessa a qualcuno, qualcuno che non ti sa ancora.

Qualcuno che ascolti interessato la lettura di una biografia, la mia, che ormai non stupisce più i miei usuali lettori. 

La mia storia raccontata con parole inedite, o perlomeno diverse. 

Parole che scelgo con cura, parole che vorrei dire, ma non oso.


L’irresistibile mistero insito nel disvelamento della propria persona a uno sconosciuto è ciò che pensavo servisse a farmi sentire viva, interessante, unica. 

Come se davvero due occhi vergini, non avvezzi alle mie forme, alle mie curve e soprattutto ignari dei miei spigoli, delle mie ruvidità, delle cose che non accetto di me e che ora posso nascondere, possano testimoniare una me diversa.


So chi sono. 

So quanto valgo. 

Eppure ti chiedo cosa provi per me, cosa ti piace di me, come se tu dovessi glorificarlo attraverso il tuo stupore, il tuo rapimento, e solo così io finalmente possa averne consapevolezza. 


Quando incontri due occhi nuovi, rinnovi il percorso di scoperta che fai di te stesso. 

Scopri la tua risata, scopri le tue passioni, scopri come parli di te, quali parti tralasci e quali sottolinei nel racconto, forse anche quali inventi.


Per questo la gente tradisce. 

Non ha a che vedere con l’altro.

Per questo si fa abbastanza presto poi a cancellare l’altro, l’amante. 

Perché non si era mai trattato di lui o di lei.

Si era sempre trattato di te. 

Del tuo bisogno di vedere te stesso diversamente, attraverso gli occhi di qualcun altro. 

Come se il suo esserne rapito testimoniasse il tuo non essere banale, scontato.


Il tradimento comincia con dei puntini di sospensione dopo un messaggio che potevo concludere con un punto. 

Continua con delle parole che potevo non dire, che lui poteva non chiedere, ma di cui avevo bisogno. 

Io, io. 

Lui. 

No aspetta, io. 

Solo io.

E mi ritrovo ad aprire quella finestra guardando fuori. 

Fuori da casa mia. 

Che forse mia non so se la sento più. 

E comunque la risposta non è mai troppo semplice. 

E non ho voglia di darmela adesso in cui ci sono finalmente io. 

Solo io.


Eppure…Sai perché non l’ho fatto? 

Sai perché questa è un’anatomia di un tradimento mancato?

Perché so la differenza fra emozioni e sentimenti. 

Le coppie si costruiscono sulla base delle emozioni e restano assieme sulla base dei sentimenti. 

Si tradiscono sulla base delle emozioni e si lasciano sulla base dei sentimenti.


Non tradisco per noia. 

Non ti lascio per noia. 

Non mi guardo attorno perché non sono tutto quello che voglio essere o non provo tutto quello che voglio provare. 


Non è compito tuo farmi scoprire chi sono.

Quello è compito mio.

Non è nemmeno compito di due occhi sconosciuti e curiosi farmi sentire meravigliosa, è compito mio anche questo.


Mi sono guardata dentro, e lì ho trovato te. 

Cercavo me stessa là fuori, perché qui dentro c’era troppo di te.


Sai perché la gente si sposa? 

Cambia casa? 

Fa figli? 

Per scoprirsi nuovi, assieme. 


Forse è proprio questo il segreto: non cambiare nulla, pur cambiando tutto.



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